| Vito Riviello - Palazzo Polverosi Roma 1980 Ormai la parabola metamorfica di Amelio sembra destinata a dare le prime soluzioni. E ci accorgiamo, anche con un certo stupore, che le risposte del cavaliere-robot non sono conclusivamente pessimistiche. Nelle zone degli "scavi" e delle "amputazioni", nella zona della lebbra tecnologica primaria è venuta sostituendosi con sicura e delicata alternativa la "trasparenza", costituita da una specie di plexiglas interplanetario. La trasparenza, che tra l'altro, entra in un difficile rapporto dialettico con il resto dell'armatura, rappresenta il presunto "osservatorio" da cui spiare una biologia stanca e iterativa. Non c'è altro che il vuoto, un vuoto che dà sensazioni ed emozioni di fervide utopie. Niente altro che il Vuoto. L'antico cavaliere che per ricoprirsi di gloria e di storia indossò lo "scafandro" del guerriero, s'accorge adesso che a causa delle mutazioni sta forse per indossare veramente una "tuta" spaziale. Non esce quindi dall'oceano della Retorica e dalla ragnatela degli inni selvaggi. Qui bisogna sottolineare, al di sopra d'ogni ironia e al di là d'ogni dissacrazione, la fede civile di Amelio per la disperata lotta dell'uomo nel campo sterminato di battaglia che è il cosmo. Per quanto sia risibile e buffo il suo comportamento l'uomo ha sempre bisogno di lottare per vivere. La Vita è, tout court, la Lotta. Il sommovimento cioé, lo scontro frontale tra elementi, il contrasto tra colori o aree cromatiche, come accade per il nostro Salvatore che "gioca" la sua pittura a "zone" ottenendo una coerenza estetica di prim'ordine. Ma per tornare al nucleo tematico bisogna aggiungere, senza mezzi termini, che il suo "credo" Amelio lo mette in discussione con i mezzi del pittore, con i quali ora sembra protendere verso i territori del fantastico tra il momento "ludico" e quello "utopico". In ogni modo, se le trasparenze permeano di nuove corazze sintetiche la "divisa" dell'uomo prossimo del duemila, ciò non significa che la trasparenza sia la rivelazione o l'identificazione umana del mondo. Può darsi che la trasparenza sarà totale e, pur se non avrà il carattere d'una definizione sistematica del tema, certamente non rappresenterà la vecchia simbologia del manichino metafisico. Anche se in questa fase Amelio è più vicino che mai alla scultura quanto alla pittura di marca metafisico-fantastica. Su questa strada è probabile che l'estro d'un pittore, nato nell'acceso sud e operante in un movimentato nord, esploda ancora in proiezione sui temi dell'apparenza e della realtà dell'uomo.
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